Tu sei qui

1992, HANNO UCCISO L'UOMO RAGNO - Conversazione con Gianfranco Spadaccia e Pier Paolo Segneri

  1992, HANNO UCCISO L'UOMO RAGNO - Conversazione con Gianfranco Spadaccia e Pier Paolo Segneri . Registrato il 16 giugno 2020. A cura di Gianni Colacione.

Continua il nostro viaggio dentro e attraverso l'anno 1992. E ci rivolgiamo agli studenti, ai liceali, agli universitari del 2020. E così, dopo gli appuntamenti e le conversazioni con Claudio Martelli, Vincenzo Scotti e Bobo Craxi, oggi è la volta di Gianfranco Spadaccia, tra i maggiori protagonisti delle lotte politiche per i diritti civili in Italia. Testimone oculare dell'implosione dei partiti storici italiani. Abbiamo parlato, per questa ragione, di quanto accadde nel 1992. E lo abbiamo fatto con Pier Paolo Segneri, ma soprattutto con Gianfranco Spadaccia, esponente storico del Partito Radicale e un politico di indiscussa autorevolezza che ha attraversato, da attivo testimone e, in parte da protagonista, gli ultimi sessant'anni della nostra storia repubblicana. Forse settanta. La politica può rinascere sul campo delle idee, è convinto Segneri, ma il problema determinato dalla crisi sociale e democratica che stiamo vivendo in Italia e in Europa non è tecnico, ma politico. Ovviamente, si tratta di una crisi anche economica ma, soprattutto, quella economica è la conseguenza della crisi politica in corso e della grave inadeguatezza dimostrata negli anni dal sistema partitocratico tuttora in sella e che vuole cavalcare la tigre. Ma chi cavalca la tigre ne subisce la direzione. Insomma, la questione che abbiamo affrontato con Pier Paolo Segneri e con Gianfranco Spadaccia non è soltanto economica o finanziaria, come nel 1992, ma coinvolge in profondità la politica, intesa nella vita di tutti i giorni, cioè le istituzioni, la giustizia, il lavoro, la salute, il nostro modo di agire, di pensare, di relazionarci con gli altri. E’ una crisi che colpisce l’assetto stesso dei partiti politici di oggi, il loro modo di essere organizzati, la concezione che essi hanno della cosa pubblica e del ruolo che dovrebbero svolgere nella società. La politica, allora, può rinascere sul campo delle idee, del dialogo, della discussione. Insomma, siamo ritornati a parlare del 1992 per meglio capire l'oggi. La partitocrazia, nel 2020, ancor più di ieri, sta cercando di trovare un modo per sopravvivere a se stessa. Stati Generali compresi. La crisi che stiamo vivendo è crisi delle vecchie abitudini, delle certezze personali, dei nostri errori e di quelli degli altri, di come porre rimedio. E’ un cambiamento profondo che scuote le nostre presunzioni, le arroganze, la paura. E non è soltanto la conseguenza del Covid-19. La questione è molto più complessa e antecedente al coronavirus. E’ una crisi che riguarda il concetto stesso di democrazia, l’idea di partecipazione politica, il valore della rappresentanza. Sull’esito di una tale trasformazione, tuttora in corso, non abbiamo azzardato previsioni. Di una cosa, però, siamo sicuri, sembrano affermare Segneri e Spadaccia: un problema di tale entità non si può risolvere limitandosi ad interventi tecnici o semplicemente adottando misure finanziarie, economiche e di bilancio. Siamo di fronte a qualcosa di più grande e di più profondo. Il sistema dominante e partitocratico, basato sul Potere fine a se stesso, non regge più. Come nel 1992. Anzi, oggi è ancora peggio. Perché nel 1992 c'era una possibilità di rinnovamento e di costruzione democratica e liberale, adesso non sembrano esserci spiragli, se non quello della resistenza ovvero della r/esistenza. Afferma lo stesso Spadaccia. Siamo di fronte a qualcosa che gli attuali partiti non hanno capito o non vogliono capire perché, altrimenti, dovrebbero anche ammettere il loro totale fallimento, salutare gli astanti e chiudere i battenti. Qui non basta la soluzione tecnica. Ma quale potrebbe essere una politica “altra”? Quella dei tecnici? Quella della partitocrazia? Quella del Potere fine a se stesso? Quale? Abbiamo chiesto a Spadaccia una risposta e di farlo rivolgendosi ai ragazzi del 2020. Perché i Radicali sono stati impegnati, anche nel 1992, proprio su tale fronte, nel cercare di rispondere a queste domande e con lo scopo di formare un campo socialista liberale, libertario, laico, liberal-democratico e riformatore che in Italia ancora non c’è. Un campo “altro” rispetto a quello rappresentato dal blocco unico e trasversale del Potere, cioè di questo “monopartitismo imperfetto” che domina nel Palazzo. Oggi più di ieri. C’è, allora, tutto un mondo da reinventare, da costruire, da immaginare. E’ in gioco il futuro. I temi sono gli stessi: la democrazia, la libertà, la giustizia giusta, l’uguaglianza, la solidarietà, la selezione della classe dirigente, la circolazione delle idee, il ruolo dei partiti, il riconoscimento dei meriti e delle attitudini individuali, la scelta dei metodi. Insomma, la crisi che stiamo vivendo è una crisi fortemente politica. Per risolverla, è necessario passare dalla partitocrazia alla politica, un’altra politica, una politica “altra”. Forse, però, oggi, possiamo soltanto r/esistere. Da Corsari.

PPS

Redazione: