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UN TORNANTE DELLA STORIA: 1992. Conversazione con Bobo Craxi, interviene Pier Paolo Segneri

  UN TORNANTE DELLA STORIA: 1992. Conversazione con Bobo Craxi, interviene Pier Paolo Segneri Registrato il 3 giugno 2020. A cura di Gianni Colacione

Quella qui pubblicata è una conversazione che potrebbe stimolare e interessare gli studenti liceali e universitari di oggi. Si tratta, infatti, di un dialogo tra Bobo Craxi, socialista liberale fino al midollo, e Pier Paolo Segneri, docente e scrittore nonché corsaro, come ama definirsi lui stesso. Con il “Processo al Palazzo”, scriverebbe Pasolini, l’occasione della “Grande Riforma” proposta fin dalla fine degli anni '70 dal Partito Socialista Italiano, andò perduta, purtroppo, invece di trasformarsi in un’opportunità. Andò perduta, forse, anche a causa delle inchieste di Mani Pulite, di Tangentopoli e dalle necessità della storia. Ma la storia non si fa con i "se". Quella Riforma, con la R maiuscola, che era stata elaborata pienamente negli anni Ottanta del secolo scorso, e che si sarebbe potuta attuare nel 1992, sulla spinta dell’emergenza politica ed istituzionale, non si compì. E andò persa. Come pure si è poi persa la “rivoluzione liberale” lanciata da Silvio Berlusconi. Tutto ritorna d'attualità. Come se le questioni emerse in quella fase storica, nel 1992, fossero ancora urgenti e necessarie. Parafrasando un film con Jack Nicholson, potremmo scrivere: qualcosa non è cambiato. Tra il 1992 e il 1994, con Tangentopoli e Mani Pulite, l’intero sistema dei partiti storici si sgretolò permettendo alla partitocrazia, all’epoca sull’orlo di una crisi profonda, di sopravvivere e di continuare a dominare. Insomma, in quel biennio i vecchi partiti furono spazzati via, ma la partitocrazia sopravvisse benissimo e, infatti, è oggi ancora più viva che mai. Con l’aggravante di una diffusa mancanza di cultura politica. Mentre riguardavo in tivù le immagini e i protagonisti di quegli anni, mi sono ancora di più convinto che abbiamo bisogno, oggi, di un “Progetto riformatore” in grado di guardare al presente e, al medesimo tempo, ai prossimi quindici anni. Ma non è un auspicio, si tratta piuttosto di una prefigurazione, un presentimento, una possibilità concreta, un sogno di libertà, un monito liberale, libertario, innovatore. Diciamo pure che il vero appuntamento, quello della svolta, coincide con l’elezione del nuovo capo dello Stato, nel 2022. Non a caso, in questi ultimi tempi, dopo quasi vent’anni dalla prematura scomparsa di Bettino Craxi, si ritorna a parlare del leader socialista, si riprende a discutere con maggiore serenità del suo ruolo politico e della sua visione innovatrice. Il giro di boa è avvenuto. Siamo nel futuro. Il ciclo politico precedente, infatti, si sta gradualmente concludendo. Si sta per aprire un altro capitolo della nostra transizione repubblicana. Senza nostalgie per il passato. Senza girare la testa indietro, ma guardando avanti. Non c'è alcun desiderio nostalgico in questo riavvio di un sentimento riformatore, liberale e socialista, repubblicano e libertario, ma – anzi – una voglia di futuro e di aggiornamento, anche del pensiero liberale.

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